giovedì 26 maggio 2016

Connessioni TCP anonime con la rete Tor: il Port scanning

Attenzione: post a scopo didattico. Non mi assumo alcuna responsabilità riguardo all'uso che ne farete.

L’anonimato è uno dei requisiti fondamentali quando si effettua un penetration test su una macchina remota. Ogni volta che usiamo strumenti di hacking, stabiliamo una connessione con il bersaglio inviando pacchetti contenenti il nostro indirizzo ip. Qualora esso venga rilevato da un sysadmin o da un dispositivo software/hardware per la sicurezza, il minimo che può succedere è che il nostro fornitore di servizi ci chieda conto del traffico anomalo. 

Nel post precedente ho accennato alla rete Tor e al modo in cui, tramite il sistema “onion routing”, riesce a camuffare la provenienza geografica dei pacchetti. Oggi vedremo come lanciare un Port scanning totalmente anonimo per conoscere i servizi in esecuzione sull’host e individuare eventuali vulnerabilità. Per chi non lo sapesse, il Port scanning è una delle fasi più importanti in un attacco informatico. Prima di capire come si svolge, chiariamo velocemente il concetto di “porta”. 

Internet può essere paragonato a una grande città fatta di strade (gli indirizzi ip) e numeri civici (le porte). Quando ci si connette a www.ebay.com, il nostro client invia una richiesta al server 66.135.209.52 in ascolto sulla porta 80, che è quella utilizzata dai siti web. In tutto esistono più di 65000 porte, di cui le prime 1024 “standard”, cioè riservate a servizi specifici (ad esempio, la porta 20 gestisce il trasferimento dati, la porta 443 le connessioni https e così via). Il Port scanning consente di determinare quali sono (se ci sono) le porte aperte bussando a ognuna di esse. 

Poiché si tratta di una tecnica molto rumorosa, al fine di non lasciare tracce nei log di sistema, faremo passare tutto il traffico all’interno del circuito Tor. Per il nostro esperimento userò una macchina virtuale Kali Linux con i seguenti tools:
  • Tor
  • Proxychains
  • Nmap
Come prima cosa, andremo a installare Tor dai repository di Kali:
 apt-get update  
 apt-get install tor  

Una volta terminata l’installazione, lanciamo il daemon e controlliamo lo stato:
 service tor start  
 service tor status  

Se tutto è andato a buon fine dovrebbe apparirvi questa schermata:


PROXYCHAINS

Per poter utilizzare Tor in combinazione con un Port scanner (e non solo), avremo bisogno di reindirizzare le richieste dell’applicazione sulla porta 9050. A tal proposito, ci viene in aiuto Proxychains, un programmino open source che impone al flusso TCP generato da un qualsiasi client di seguire una catena di proxy definita dall’utente. Dal momento che Proxychains è impostato per lavorare con Tor, faremo in modo che sia quest’ultimo a ricevere le connessioni. Per cominciare, aggiorniamo i pacchetti e installiamo il tool:
 apt-get update  
 apt-get install proxychains  

In seguito, possiamo apportare alcune modifiche al file di configurazione che si trova in /etc/proxychains.conf. Di default, il programma sfrutta un concatenamento rigoroso, ma ciò comporta che tutti i proxy da noi elencati dovranno essere attivi. Se stiamo usando Tor, lasciamo così com’è, altrimenti commentiamo il valore strict_chain e de-commentiamo dynamic_chain:


Ora portiamoci in fondo allo script e sostituiamo il protocollo SOCKS4 con il più sicuro e moderno SOCKS5:
 socks5 127.0.0.1 9050  

È probabile che incontreremo una situazione in cui il Port scanning fallisce poiché l’endpoint di Tor rileva la nostra attività e ci blocca. In tal caso, basterà semplicemente aggiungere uno o più server proxy pubblici (meglio se di tipo SOCKS5) alla fine della lista. Il traffico attraverserà la rete Tor fino ad essere inoltrato ai proxy che abbiamo scelto, secondo quest’ordine:
 client<-->tor<-->proxy1<-->proxy2<-->server  

DNS LEAK

Il problema più grande con le applicazioni che usano Tor è la cosiddetta perdita di dati DNS (o DNS leak). La maggior parte degli utenti crede che basti nascondere l’indirizzo ip per navigare in incognito. In realtà, il funzionamento di Internet è assai più complesso e una miriade di fattori può seriamente compromettere il nostro anonimato. Uno di questi è proprio il Domain Name System (DNS), ossia il meccanismo che associa i vari nomi di dominio agli indirizzi ip corrispondenti. Anche se il traffico sarà instradato su Tor, il sistema operativo continuerà a inviare richieste ai server dns del nostro ISP, i quali terranno traccia di ogni singola attività online. 

Per ovviare a questa "falla", Proxychains utilizza uno script che si trova in /usr/lib/proxychains3/proxyresolv, impostato per risolvere gli hostnames tramite il server 4.2.2.2 di Level 3 Communications. È possibile scegliere il proprio DNS modificando il file proxyresolv dopo avergli dato i permessi necessari. 
Portiamoci ora sul sito www.dnsleaktest.com e vediamo se ci sono perdite. Da terminale, lanciamo i comandi:
 service tor start  
 proxychains [my-browser] www.dnsleaktest.com   

L'indirizzo ip che vedremo è quello del nodo di uscita di Tor:


Cliccando su Extended test possiamo sapere quali server DNS stiamo interpellando. Se solo uno di questi appartiene al nostro ISP, vuol dire che c’è una perdita:


Dai risultati del test, sembra che sia tutto ok: nessun DNS rilevato è riconducibile a noi.

Nmap

Arrivati a questo punto, non ci resta che introdurre il nostro Port scanner, preinstallato su tutte le principali distro Linux dedicate al pentesting. Nmap offre un’infinita di tecniche per eseguire una scansione utile e personalizzata, ma anche qui c’è da stare attenti, poiché alcune di esse usano pacchetti raw (grezzi) che bypassano la rete Tor stabilendo una connessione diretta con il bersaglio. È il caso, per esempio, del SynScan, attivo di default per velocizzare la scansione, oppure del PingScan, che inviando pacchetti raw ICMP di tipo “echo”, serve a determinare se un host è disponibile. 

Per le vostre scansioni consiglio di usare il seguente comando:
 proxychains nmap -sT -Pn -sV -p [porte da scansionare]   

-sT: esegue una scansione TCP completa in modo che i pacchetti possano attraversare la rete Tor
-Pn: disabilita il rilevamento dell’host (ping)
-sV: fornisce maggiori informazioni sui servizi attivi 
-p : indica le porte da scansionare

In ogni caso, possiamo aggiungere un’eccezione al firewall per “droppare” i pacchetti in uscita che arriveranno a destinazione rivelando il nostro indirizzo ip:
 iptables –A OUTPUT --dest [ip-target] –j DROP  

Nel prossimo articolo spiegherò come configurare un proxy trasparente per avere tutto il sistema sotto la rete Tor.

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